Sofocle e Kafka. Edipo e K.. Il Processo.

Pietro Svetlich
5 min readSep 26, 2021
  • Kafka, 2400 anni dopo Sofocle, riprende l’analisi delle vicende umane. Se Sofocle affronta il comportamento del Re di Tebe Edipo, Kafka narra la storia delle accuse rivolte al cittadino K. che lavora in banca. Ci sono tante somiglianze, per analogia o per contrasto tra Edipo e K.
Sofocle. Franz Kafka.

In questo senso l’analisi di Nietzsche del processo con cui il giudice Edipo scopre la sua colpa, (pg 64–66 “La nascita della tragedia” Ed. Adelphi), con le dovute modifiche, può essere applicata anche a “Il processo” di Kafka che narra come K. reagisce alle accuse e i modi con cui cerca di risolvere la questione.

Edipo vuole scoprire cosa è successo, la moglie Giocasta, l’indovino Tiresia, il contadino, durante i dialoghi, intuendo come il processo di ricerca stia per diventare sentenza, provano a fermarlo, ma Edipo vuole svelare e chiarire, Edipo vuole giungere alla sentenza, anche se è di colpevolezza, anche se ne sarà annientato.

K., reputandosi totalmente innocente, vuole liberarsi dal processo. Vuole allontanare il processo da se’.

“Ciò vuol dirci il poeta, in quanto è insieme pensatore religioso: come poeta egli ci mostra in primo luogo un intreccio processuale mirabilmente aggrovigliato, che il giudice scioglie lentamente, nodo su nodo, provocando la propria rovina; la gioia genuinamente ellenica per questo scioglimento dialettico è così grande, che in tal modo spira su tutta l’opera un soffio di superiore serenità, smussando raccapriccianti presupposti di quel processo.” “La nascita della Tragedia”. F.Nietzsche. Pg 65. Ed. Adelphi.

A Edipo chiedono di smettere di cercare. Per il suo bene e quello dei suoi cari. Sarà fatale svelare gli avvenimenti che diverranno verità.

K. è amaro a causa dello stato delle cose. Vede la debolezza del sistema. All’inizio del libro adopera questa espressione “Siamo in pace e in uno Stato di Diritto, di cosa posso essere accusato?”.

“Che gente era quella? Di che cosa parlavano? Da quale autorità dipendevano? Eppure K. viveva in uno stato di diritto, dappertutto regnava la pace, tutte le leggi erano in vigore, chi osava aggredirlo in casa sua? Era sempre propenso a prendere ogni cosa con disinvoltura, a credere al peggio solo quando il peggio era arrivato, a non farsi preoccupazioni per il futuro, neanche quando si presentava minaccioso.” Cap I. “Il Processo”. Franz Kafka.

Dialogo tra K. e le guardie che gli hanno notificato l’arresto:

“Qui non c’è errore. Le nostre autorità, per quanto le conosco, e conosco solo i gradi più bassi, non è che cerchino la colpa nella popolazione, ma, come è detto nella legge, vengono attratte dalla colpa e devono mandare noi guardie. Questa è legge. Dove ci sarebbe un errore?». «Questa legge non la conosco», disse K. «Tanto peggio per lei», disse la guardia. «Esiste solo nelle vostre teste, del resto», disse K. Cercava in qualche modo di penetrare nei pensieri delle guardie, di volgerli a suo favore o di farli suoi. Ma la guardia si limitò a ribattere: «Avrà occasione di accorgersene». Franz intervenne dicendo: «Lo senti, Willem, ammette di non conoscere la legge e intanto sostiene di essere innocente». «Hai ragione, ma non si riesce a fargli capire niente», disse l’altro. K. non rispose più niente; devo forse, pensò, farmi confondere ancora di più dalle chiacchiere di questi infimi esecutori, come loro stessi ammettono di essere? In ogni caso parlano di cose che neanche capiscono. La loro sicurezza è possibile solo grazie alla loro stupidità. Due parole scambiate con un mio pari faranno più chiarezza su tutta la faccenda di lunghi discorsi con questi due.”

Edipo viene invocato dal suo popolo per salvare Tebe che è stata colpita dalla peste, apparentemente senza motivo. K. viene accusato, apparentemente, senza motivo. L’indovino Tiresia sa perchè ma non lo vuole dire. In maniera deliberata sia Tiresia, che Giocasta, che il servo non vogliono rivelare a Edipo la verità. Le guardie giunte ad arrestare K. non sanno ma agiscono lo stesso. In entrambi i casi, non ci sono alternative.

Dopo che l’ispettore e le guardie se ne sono andate K. inizia a indagare a sua volta, esamina, segue delle tracce, parla con altri accusati e con persone che hanno a che fare con il tribunale. K. rivela se stesso in queste ricerche, come le conduce, per quali compromessi è disponibile, chi vorrebbe corrompere.

K. mostra fierezza e aggressività. Non riconosce all’autorità nessuna superiorità legale o morale.

Quando a Tebe tutto viene svelato, invece, Edipo si acceca. Non può sostenere la vista di ciò che è stato rivelato.

Anche K. affronta dei dialoghi molto intensi e, teoricamente, rivelatori, con lo zio, il pittore e il sacerdote. A differenza di Edipo non si avvicina alla verità, ma approfondisce il funzionamento del meccanismo, del processo.

Per K. la chiarezza arriva durante il dialogo con il Sacerdote nel Duomo? Cosa gli viene svelato?

Noto la somiglianza della struttura tra la parabola “Davanti alla legge” (un breve racconto di Kafka, ripreso ne “Il Processo”) e la notifica dell’arresto a K.. Nella parabola, il protagonista è un contadino e c’è un guardiano davanti alla porta che gli impedisce l’accesso alla legge; Il guardiano non conosce la legge. Dall’altra parte le guardie, che non conoscono l’accusa mossa a K.. Le perplessità del contadino e quelle di K. sono le stesse e anche i tentativi, corruzione inclusa, di entrambi per risolvere la situazione. A differenza di Edipo, K. e il contadino non sciolgono “i nodi del processo” e non giungono alla verità.

“ [..] . “Alla legge l’uomo arriva, il guardiano c’è già. La Legge gli ha affidato il servizio, dubitare della sua dignità sarebbe come dubitare della Legge.” “Con codesta opinione non sono d’accordo” asserì K. scotendo la testa, “se infatti la si accetta si deve prendere per vero tutto quanto dice il guardiano. E che cio’ non sia possibile lo hai dimostrato tu stesso ampiamente.”. “No” disse il sacerdote, “non si deve credere che tutto è vero, si deve credere soltanto che tutto è necessario.” “Malinconica opinione” commento’ K. “così della menzogna si fa una norma universale”. Conclusione Cap IX “Il Processo”. Franz Kafka.

E’ facile per noi giudicare la civiltà greca, capire ed interpretare quell’epoca. Molto lontana da noi, ne vediamo volentieri i difetti che pensiamo di aver corretto.

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